Se questo è un Uomo
- Don Rocco Malatacca
- 16 mag 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Bellissima serata ieri a Deliceto (Fg), nella sala Comunale "Europa".
"Se questo è un uomo", un titolo che ci rimanda immediatamente a Primo Levi, con quell'evocazione triste di una più triste situazione di vita che ha a che vedere con la disumanizzazione a noi tramandataci dai Campi di Sterminio. Un processo che vede sempre più un uomo spogliato della dignità e rovinato nella sua bellezza per mano di altri uomini, fino al punto da non essere più riconoscibile, povera cosa agli occhi dello stesso uomo. Chiedersi ancora "se questo è un uomo" davanti a qualcuno spogliato dalla cattiveria è voler vedere ancora, sempre, l'umanità nei nostri simili.
Si tratta di una domanda che si pone Dio, prima ancora degli esseri umani.
Dio si chiede "se questo è un uomo", Giovanni di Pietro di Bernardone, ricco ed amato, generoso ed apprezzato, appariscente, lodato. Ogni suoi compagno di bevande avrebbe detto "certo" perché Giovanni era un personaggio lodevole, applaudito dal piacere di poterci stare a mensa, applaudito dal brindisi e dal sonoro dei canti. La domanda interessante è sapere se qualcuno "è un uomo" agli occhi dell'uomo ma lo sia anche, "uomo", agli occhi di Dio. Giovanni il Francesco, lodevole e sfarzoso, "non è un uomo" agli occhi di Dio, ma un giovane superbo, un "animale di superbia", che vive, come ogni animale, semplicemente della soddisfazione dei bisogni, latrando dietro l'applauso, affiatato quanto acceso dalla spavalderia giovanile. Nient'altro? Bernabei metterebbe sulle sue labbra sicuramente un "null'altro" perché siamo "nel bel mezzo di un applauso" e "tutto il mondo applaude lui".
Prima tappa è spogliarlo. L'uomo è incuriosito nel vedere quel che fa e, sicuramente, Giovanni il Francesco perde l'aura di interesse, la magia dell'apprezzamento, il fascino dell'aspettativa su di sé, "se questo è un uomo" sicuramente è meno uomo di prima.
Per Dio "se questo è un uomo" lo si vedrà presto.
Nel periodo dal 1209 al 1220 Francesco è un frate, un monaco, un santo, una guida, un luminare, una stella nascente, sorgente, splendente agli occhi dell'uomo, "se questo è un uomo" può darsi, ma è più di un uomo. Per Dio "non è un uomo", siamo nella parabola discendente. Strano come ciò che è vero agli occhi degli uomini non è vero agli occhi di Dio. Ciò che gli uomini giudicano umile (in confronto a sé) Dio lo giudica superbo (in confronto a Sé)... questione di punti di vista?
Il gioco della santità è un capovolgimento delle sorti di un uomo.
Nel periodo dal 1220 al 1226 Francesco è reso superbo dal giudizio degli uomini ma umile dall'umile giudizio di Dio, è illetterato e ignorante dal giudizio del uomini ma sapiente per Dio, cieco per gli uomini e visionario per l'Altissimo, indegno per i frati ma graditissimo ed esaltato dall'Onnipotente.
Nel momento in cui tutti i frati non lo ritengono "un uomo", per Dio il gioco si fa serio... fino a dire " che questo è un uomo". Non è un titolo triste dal cattivo ricordo, ma una speranza, che io posso diventare davvero un uomo, un santo.
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