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Prese il pane
rese grazie
benedisse
spezzò
disse:
"Prendete, mangiate,
questo è il mio Corpo".
"Accadde prima di pranzo,
a stomaco vuoto"
8. Il mio corpo
sull'altare

obsculta
"Ascolta a digiuno. Per frate Francesco la volontà del Signore si ascolta a digiuno, si chiede ad un’ora precisa, prima di prender cibo; non a stomaco pieno, come è scritto: lo stomaco pieno disprezza." (pag. 357)
"Entrambi, Leone e Francesco, sono a digiuno, tutto si svolge prima di prender cibo. Frate Leone veste i panni e celebra". (pag. 357)
"Quando ha ricevuto le stimmate?" (pag. 358ss)
"Egli si accosta all’altare e alla mano del sacerdote e Leone accosta al suo corpo il corpo del Signore; Leone gli dà da mangiare il Signore crocifisso." (pag. 381)

Se vuoi immaginare come sarebbe potuta essere una liturgia abbaziale, presieduta in un monastero occidentale, puoi avere come riferimento questa celebrazione, anche se essa è scarna e meno piena di gesti, simboli, segni liturgici di quella medievale, più sobria.Tuttavia, essa può aiutarti ad avere in mente qualcosa di simile all'ambiente medievale.
obviam
La cecità di Francesco è sicuramente uno degli elementi più affascinanti della sua storia. Devi unire sempre il suo percorso spirituale a ciò che stava vivendo in quei giorni e la perdita progressiva della vista gli permette sempre meno autonomia, sempre più lo condiziona con la necessità. "Cieco" è una sua caratteristica, da quel momento in poi.
"Francesco" di Liliana Cavani (1989) ce lo presenta così: un uomo tormentato, ma tormentato da se stesso. Grida, non parla. Si lamenta, non piange. Il tormento non gli è dato da un altro, o da altri, ma da se stesso.
Un uomo solo, così solo da essere senza Dio, che grida verso il cielo come si griderebbe verso il nulla.
Un uomo schiacciato, come se fosse sotto un calcagno onnipotente, ferito perché calpestato da qualcosa di sovrumano, ma è solo, sotto il peso del niente.
Non c'è Cristo.
Quei segni, senza Cristo, sono esattamente quelli che per un uomo della società di oggi sono: "qualcosa da mostrare".
Tutto il contrario della realtà.